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Idromedari di San Rossore: una storia esotica nel cuore della Toscana

Il Parco di San Rossore a Pisa ha una storia affascinante e poco conosciuta che coinvolge ospiti esotici: i dromedari. Questi maestosi animali hanno abitato il parco per oltre tre secoli, diventando una parte integrante del suo ecosistema e della sua cultura.

La loro storia inizia nel 1622 quando il primo dromedario fu portato a Pisa, forse come regalo del Bey di Tunisi a Ferdinando II de’ Medici. Il Granduca, noto per la sua passione per gli animali esotici, riconobbe il clima mite di San Rossore come ideale per questi animali. L’adattamento fu così riuscito che decise di importarne altri, trasformando questi “cammelli pendenti”, come venivano chiamati in riferimento alla Torre Pendente di Pisa, in una curiosità e simbolo di potere.

Nel Settecento, i dromedari erano completamente integrati nella vita del parco. Furono utilizzati per il lavoro agricolo e il trasporto del legname, sfruttando la loro abilità di muoversi agilmente sul terreno sabbioso. Il loro numero raggiunse il picco di quasi 200 esemplari nel 1789, e divennero famosi in tutta Europa, cavalcati da nobili e visitati da personalità come Friedrich Nietzsche.

Tuttavia, la popolazione di dromedari iniziò a diminuire alla fine del 1800 e fu decimata durante la Seconda guerra mondiale, quando molti furono uccisi per sfamare le truppe tedesche. I tentativi di reintroduzione nel dopoguerra non ebbero successo e l’ultimo dromedario morì nel 1976. Alcuni resti sono oggi conservati al Museo di Storia Naturale di Pisa.

La storia dei dromedari di San Rossore è stata riportata alla luce nel 2014, quando gli scout italiani hanno donato tre nuovi esemplari al parco. Questa iniziativa ha segnato un rinnovato interesse per questi animali come parte delle attività turistiche e educative, sfruttando la loro presenza per il ripristino dell’ecosistema dunale e come attrazione turistica, integrando anche gli aspetti storico-culturali del parco nelle visite.

Questi dromedari non sono solo un ricordo del passato esotico del parco, ma anche un simbolo di come la storia e la natura possono intrecciarsi, offrendo lezioni preziose sulla conservazione e l’integrazione degli habitat naturali.

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